DISABILITÀ SENZA LAVORO: SU 6.100 ISCRITTI, SOLO POCO PIÙ DI MILLE TROVANO IMPIEGO. DOV’È L’INCLUSIONE SOCIALE?
Nel 2023, tra le 6.100 persone con disabilità che si sono iscritte al collocamento mirato e hanno dichiarato la propria disponibilità immediata al lavoro, appena poco più di mille sono state assunte. Le altre 5 mila sono ancora in attesa di un’occupazione. Dall’altra parte ci sono le aziende pubbliche e private, obbligate per legge ad assumere persone con disabilità, i posti di lavoro “obbligati” sono più di 7mila.
Oltre la metà delle persone con disabilità iscritte presenta un grado di invalidità compreso tra il 46% e il 60%, un livello considerato non particolarmente grave. Inoltre, si registra un incremento delle certificazioni relative a problematiche di salute mentale. Secondo l’ufficio regionale che si occupa del collocamento mirato, “chi ha una buona formazione alle spalle, trova lavoro in tempi rapidi”. Tuttavia, circa il 40% degli iscritti possiede al massimo la licenza media o titoli di studio inferiori, una condizione che li rende spesso esclusi dal mondo del lavoro.
La situazione è aggravata dalla riduzione, avvenuta dal 2021 ad oggi, dei progetti di lavori di pubblica utilità promossi dai Comuni attraverso le cooperative sociali. E non si tratta di una mancanza di risorse: sono disponibili 21 milioni di euro per sostenere queste e altre iniziative. Il problema principale è l’assenza di proposte. Una possibile svolta arriva dal nuovo regolamento regionale recentemente adottato, che definisce i criteri per l’assegnazione del Fondo regionale destinato all’occupazione delle persone con disabilità.
Tra le misure previste ci sono incentivi per stabilizzare i contratti, promuovere assunzioni a tempo indeterminato, rimuovere barriere architettoniche e fornire supporto tramite personale qualificato. La novità più significativa è rappresentata dall’introduzione di un contributo di 13 mila euro alle aziende che assumono persone con disabilità con un contratto a tempo indeterminato. In passato, simili incentivi non erano disponibili.
A prescindere dagli incentivi, tuttavia, nel nostro piccolo siamo sempre andati controcorrente, proclamandoci fin dalla nascita D2D, un modello da noi ideato, che sta per “disabled to disabled”. Puntiamo infatti a diventare l’azienda con il maggior numero di persone con disabilità al proprio interno. Nel nostro team in continua crescita, vi è un’equa distribuzione tra professionisti con disabilità di diverso tipo e non, a testimonianza di come l’inclusione sociale sia un processo molto più semplice di quanto si possa pensare. Tutto sta nel ricercare le competenze in circolo e queste, per fortuna, non conoscono barriere.
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