MOBILITÀ E INCLUSIONE SOCIALE: LA SFIDA DEL FUTURO (E DEL PRESENTE)
Per quanto abbiano viaggiato spesso come due linee parallele finora, c’è una correlazione molto più intrecciata di quanto possiamo immaginare tra mobilità e inclusione sociale.
È la sfida del futuro, come dice il titolo, ma è anche la sfida del presente, perché per i gruppi e gli individui non c’è possibilità di partecipare veramente alla vita di una comunità in un’area specifica senza un progetto ben delineato e concreto sull’inclusione.
Partiamo da un presupposto: abbiamo tutti bisogno di muoverci, non c’è soluzione alternativa. Non solo per il benessere fisico o inteso come attività sportiva, ma anche e soprattutto per le esigenze della vita quotidiana: andare a scuola, arrivare al lavoro, partecipare a eventi. Se ripensiamo alla nostra giornata tipica, ci verranno in mente mille viaggi che abbiamo fatto o che, proprio a causa degli ostacoli alla mobilità, ci siamo trovati costretti a rinunciare nostro malgrado.
Ma quali sono gli effetti dell’equità dei trasporti?
Come spesso accade, dagli episodi più critici emergono spunti particolarmente interessanti. E quale situazione più critica della recente pandemia che ha scosso l’umanità a partire dal 2020?
Infatti, durante la fase più apprensiva legata al Covid 19, è emerso come le persone più colpite dal virus fossero proprio quelle che vivevano in aree caratterizzate da scarsa mobilità. La difficoltà nel raggiungere centri ospedalieri e centri di vaccinazione, infatti, rendeva impossibile sottoporsi a tamponi e vaccinazioni. Con conseguenze facilmente immaginabili e tristemente notevoli.
Ma se mettessimo da parte la discussione sulla pandemia, che speriamo rimanga una parentesi infelice, ci renderemmo conto di come anche nella “vita quotidiana” l’inclusione e la mobilità possano rivelarsi una soluzione vincente: infatti, si è scoperto che ridurre la durata dei viaggi pendolari aiuta le persone che pendolano per lavoro ad emanciparsi da situazioni di povertà. E viceversa: l’immobilità fisica porta a una paralisi sociale.
DA CHICAGO A PECHINO, PASSANDO PER BERLINO
Una ricerca commissionata dal World Economic Forum in collaborazione con il Boston Consulting Group e l’Università di San Gallo in Svizzera ha dimostrato come gli effetti della mobilità sull’inclusione sociale possano fornire un modello per l’equità del trasporto. L’accesso a servizi e sistemi di trasporto affidabili, sicuri e ben progettati è un fattore cruciale per l’inclusione sociale e rappresenta anche un aiuto per l’ambiente, sebbene sul tema della sostenibilità si potrebbero aprire altri discorsi su cui sarebbe opportuno dedicare un capitolo separato.
In particolare, sono state analizzate tre città molto diverse tra loro per posizione geografica e abitudini delle persone: Chicago (Stati Uniti), che è particolarmente orientata all’uso dell’automobile come principale mezzo di trasporto; Berlino (Germania), che potremmo definire ibrida; e Pechino (Cina), una megalopoli con una elevata densità di pendolari. Oltre a queste, sono state analizzate decine di altre città, per ottenere un quadro più completo dedicato anche a centri più piccoli in cui, osservando più da vicino, risiede la maggior parte delle persone. Sono emersi diversi punti da considerare:
- L’accesso a un sistema di mobilità ampio ed efficiente sottende lo sviluppo e la crescita economica di qualsiasi comunità. L’aggiunta di servizi come navette che avvicinano le persone alle stazioni o il car sharing conveniente alle opzioni esistenti può raddoppiare addirittura il numero di posti di lavoro disponibili;
- Aumentare l’offerta non è sufficiente: bisogna analizzare la domanda. Se si vuole aumentare l’uso della metropolitana, ad esempio, aggiungere corse o treni non convincerà coloro che non utilizzano abitualmente i mezzi pubblici. Questo gruppo di utenti potrebbe essere interessato a un servizio di prima classe: i prezzi più alti associati all’esclusività del servizio migliorerebbero le condizioni per i viaggiatori meno abbienti;
- I sistemi di mobilità dovrebbero diventare multimodali, attraverso un’integrazione pubblico-privato. Sarebbe necessario creare le infrastrutture appropriate, superare il concetto di “auto contro trasporto pubblico” e implementare soluzioni innovative che contribuiscano anche alla lotta contro il cambiamento climatico.
- La raccolta dei dati sui viaggi degli utenti dovrebbe essere migliorata. Solo comprendendo le sfide della mobilità sarà possibile trovare soluzioni su misura a livello locale.
- L’unico modo per capire se le nuove soluzioni funzionano è testarle sul campo. Gli stakeholder dovrebbero incoraggiare progetti pilota e calcolare i finanziamenti necessari. In questo processo di adattamento della mobilità alle esigenze della società, è necessario analizzare i sistemi esistenti. L’inclusione sociale è misurata in base a cinque dimensioni.
GLI INDICATORI DI MOBILITÀ INCLUSIVA
- Disponibilità
Oltre al numero e alla distribuzione delle fermate per il trasporto su strada o su rotaia e alla presenza di stazioni o sale d’attesa, si tiene conto anche dell’accessibilità per le persone con disabilità.
- Comodità
Il costo associato a un mezzo di trasporto ha conseguenze dirette sulla scelta della soluzione di viaggio e sul numero di viaggi. Se si parla di trasporto privato, è necessario calcolare il costo di acquisto o noleggio dei veicoli e delle attrezzature.
- Affidabilità
Un spostamento è efficace se la durata è sempre più o meno la stessa. Un trasporto è affidabile se consente all’utente di arrivare al lavoro in orario nonostante l’impatto di fattori esterni come il traffico o il tempo di trasferimento tra i veicoli.
- Sicurezza e salute
Questa dimensione include le percezioni di viaggio sicuro, l’incidenza di molestie e crimini nel trasporto, ma anche le politiche per ridurre le emissioni di CO2.
- Digitalizzazione
Le soluzioni di mobilità inclusiva devono anche tenere conto delle persone che non hanno accesso a Internet, non possono navigare in interfacce complesse e possono pagare solo in contanti perché non hanno carte di credito o, in alcuni casi, un conto bancario.
Punti cruciali da tenere in considerazione non solo per le aree urbane. I pendolari suburbani, gli anziani nelle aree rurali e le persone con disabilità hanno bisogno di muoversi e non possono essere considerati di “seconda classe”, come è stato virtualmente il caso per la maggior parte del XX secolo.
Da qui ne viene la conclusione: prestando attenzione agli svantaggiati, la vita migliora per tutti. È un inizio, è un cammino battuto, ma ci sono ancora molti chilometri da percorrere per un futuro migliore. E non possiamo più aspettare.