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STOP AGLI STEREOTIPI! PERCHÉ LA DISABILITÀ È SU QUELLE GRANDI RUOTE?

Perché nella segnaletica tradizionale la disabilità viene sempre raffigurata su una carrozzina dalle grandi ruote, in posizione tutt’altro che attiva? È questa la domanda che ci siamo posti, a cui non troviamo una spiegazione logica, razionale e al passo coi tempi avveniristici.

Nella lotta per un’equa rappresentazione delle persone con disabilità, uno stereotipo persistente nella nostra società è l’immagine convenzionale della carrozzina dalle grandi ruote. Questo stereotipo, presente ad esempio nella segnaletica stradale, trascura due aspetti fondamentali:

• Non tiene conto dei tempi moderni: la “carrozzina dalle grandi ruote” appartiene ormai ad un dispositivo legato al passato, antiquato seppur utilizzato (ci si augura ancora per poco). Per intenderci, sarebbe come raffigurare un moderno smartphone con l’icona di un vecchio startac, uno dei primi modelli di telefonia mobile degli anni ’90, oramai, come sappiamo, in totale disuso.

• Altro aspetto, probabilmente ancor più importante del primo, riguarda la “posizione passiva” in cui nella segnaletica tradizionale il soggetto disabile o dalle ridotte funzionalità motorie viene raffigurato. Le moderne carrozzine, che consentono una postura attiva, offrono infatti una gamma enorme di benefici rispetto al modello raffigurato, inclusi miglioramenti della salute, nella partecipazione sociale e nella qualità della vita. Tuttavia, la segnaletica attuale ignora queste opzioni innovative, contribuendo all’omogeneizzazione dell’esperienza della disabilità.

Pensiamo che, in un mondo che viaggia veloce anche per ciò che concerne la micro-mobilità, la progettazione della segnaletica debba evolversi per abbracciare la complessità della disabilità. Cartelli che riflettono la diversità delle carrozzine moderne e delle modalità di mobilità offriranno un’immagine più completa e rispettosa della comunità disabile.

Combattere lo stereotipo della carrozzina a ruote grandi nella segnaletica è essenziale per promuovere una comprensione più profonda delle sfide e delle abilità all’interno della comunità disabile.

La nostra speranza è che questa nostra riflessione alimenti una discussione più ampia sulla necessità di rappresentazioni autentiche e inclusive, affinché ogni soggetto con disabilità, indipendentemente dalle sue capacità di mobilità, possa sentirsi pienamente rappresentata nella nostra società. In maniera attiva e partecipe, non da “spettatore non pagante”.

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